XXVI domenica T.O. Chi si considera sicuro, è spensierato nella sua comodità, mangia, beve e canta e non si preoccupa delle rovine altrui, sarà in testa ai deportati in esilio. Il Signore invita ad evitare queste cose e tendere invece alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza, per conservare senza macchia ed irreprensibile ogni comandamento e fare la professione di fede davanti a testimoni, per raggiungere la vita eterna. La situazione in terra del “ricco epulone” che gozzoviglia con lauti banchetti e del povero Lazzaro che non ha nulla per sfamarsi si capovolge dopo la loro morte: Lazzaro è tra gli Angeli, il ricco è negli inferi e tra i tormenti, divisi da un grande invalicabile abisso. I beni ed i mali umani si tramutano in tormenti e consolazione nell’aldilà. Né la Sacra Scrittura, né una severa ammonizione da parte di chi è risorto da morte, potrà persuadere chi è nell’opulenza orgiastica onde evitare che finisca nel tormento senza fine. P. Angelo Sardone