26ª domenica T.O. Alla convinzione del popolo che giudica non retto il suo modo di agire, il Signore risponde esemplificando la diversità di agire del giusto che commette l’errore e muore e del malvagio che invece si converte e vive. Gesù esemplifica ulteriormente la risposta con la parabola dei due figli, il primo dei quali rifiuta l’obbedienza del padre, ma poi pentito va a lavorare nella vigna. Il secondo invece, annuisce ma non va. Ciò dimostra come nel Regno di Dio finiscono i pubblicani e le prostitute che hanno creduto alla predicazione di Giovanni sulla giustizia, al contrario degli scribi e i farisei che pur avendo visto e sentito non hanno creduto. Cristo si è fatto servo obbediente fino alla morte trasformando il suo privilegio di essere Dio in annientamento completo di sé. Per questo è il Signore a gloria di Dio Padre. P. Angelo Sardone.