La semina del mattino
102. «Ecco, qui vi è uno più grande di Giona» (Lc 11,32). Al tempo di Gesù era nota la vicenda di Giona, il profeta ribelle che aveva predicato a Ninive, la capitale dell’Assiria che minacciava i territori di Israele e di Giuda. Dio gli comandò di andare nella città che contava oltre centoventimila abitanti che non sapevano “distinguere fra la mano destra e la sinistra”, per predicare l’imminente giudizio a causa della loro malvagità, offrendo loro la possibilità di riconciliarsi con Dio. Riluttante al mandato divino, il profeta si era messo in fuga. Una impetuosa tempesta mise a serio rischio la nave sulla quale si trovava. I marinai tirarono la sorte per capire chi fosse la causa ed essa cadde su Giona che spiegò il motivo della sua fuga e della disobbedienza al suo Dio. Egli stesso, consapevole di ciò, suggerì di gettarlo a mare per placare la tempesta. In effetti il mare si calmò quando Giona fu inghiottito da un grosso pesce, nel cui ventre rimase per tre giorni e tre notti. Poi il pesce lo vomitò su una spiaggia. Convintosi all’ubbidienza Giona andò a Ninive e la percorse per tre giorni. La predicazione fu efficace: i Niniviti si pentirono dei loro peccati e si convertirono attirando la misericordia di Dio. In risposta alla richiesta di un segno da parte dei notabili del popolo, interessati a sapere l’origine della sua autorità, ma riluttanti ad una seria conversione, Gesù dà il segno di Giona: come il profeta rimase nel ventre del pesce, anche Lui sarebbe rimasto nel cuore della terra tre giorni e tre notti, e rivendica un potere ed una efficacia di azione più grande di quelli di Giona. L’amore di Dio è per tutti gli uomini; Egli ascolta chiunque si rivolga a Lui con un serio pentimento ed accoglie la sua Parola. P. Angelo Sardone