Sintesi liturgica.
X domenica del Tempo Ordinario.
La triste vicenda del peccato originale contrappone Adamo ed Eva, la prima coppia umana, che si avverte nuda e scoperta nella sua disobbedienza, a Dio che aveva loro inibito il cibo dall’albero. Il rimbalzo delle loro responsabilità, dall’uomo alla donna, dalla donna al serpente, dichiara la situazione di disagio e di confusione. Ma è l’occasione per l’annunzio del proto-evangelo: Cristo nato da donna, schiaccerà la testa altèra del serpente che incalza il calcagno. Gesù che parla non è fuori di sé, non è posseduto da Beelzebùl, né scaccia i demòni per suo mezzo. La lezione da lui impartita sulla solidità ed unità di un regno, è la risposta ferma all’ingiusto giudizio subìto e perentoria affermazione di condanna assoluta della bestemmia contro lo Spirito. La convinzione cristiana evocata nel kerigma, è che la risurrezione di Cristo è principio della nostra personale risurrezione. Lo scoraggiamento per il corpo che invecchia e la tribolazione che assale, viene ribaltata dallo sguardo fisso degli occhi della fede sulle cose che non passano e sono eterne. La tenda della dimora terrena sarà sostituita da un’abitazione costruita da Dio nei cieli e sarà quindi eterna. P. Angelo Sardone