La semina del mattino
104. «Se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito» (Gal 5,25). Spesso nelle sue lettere S. Paolo fa riferimento a due modelli antitetici di vita: quella secondo lo Spirito di Dio e quella basata sulla carne, cioè il peccato; due vie, luminosa e libera la prima, buia e schiavizzante la seconda. Ad essi, nella prassi ordinaria di vita si collegano le categorie del vizio e della virtù, opere della carne e frutti dello Spirito. Nella nomenclatura paolina le prime sono 15, collegate con una logica che va dalla dimensione sessuale alla pratica religiosa, dalle relazioni sociali, ai vizi capitali. Tutto ciò è conseguenza della situazione di peccato, di rifiuto di Dio, di abbandono alle tendenze umane fiaccate ed impoverite di grazia. La sentenza per queste opere è tremenda: non c’è Regno di Dio per chi vi è affezionato e le compie. Ad esse si contrappone una serie di opere dello Spirito, 12, che si determinano a grappolo di tre ciascuna ed interessano i rapporti con Dio, col prossimo, con se stessi. Contro queste non c’è legge che tenga perché i seguaci di Cristo devono avere crocifisso con Lui la carne con le sue passioni e i suoi desideri. In entrambi i casi si tratta di una intelligente e coerente presentazione della situazione reale della vita dell’uomo segnato dal peccato o dalla grazia. Ogni esistenza modellata da Cristo ed a Lui votata deve tener conto di queste due strade per poter orientare decisamente la salvezza o la dannazione. La docilità allo Spirito è indispensabile per non essere tratti in inganni diabolici ed avere invece la garanzia di camminare secondo la Legge di Dio, legge di amore, perdono, completo affidamento alla Grazia. P. Angelo Sardone