La semina del mattino
902. «Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele» (Is 7,14).
La conclusione dell’intervento di Isaia presso il Re di Giuda è perentorio e risolutivo, a dimostrazione che Dio non vuole che ci si fidi di aiuti stranieri né tanto meno di dei stranieri. Dal momento che il re non se la sente di chiedere un segno al Signore ed ha i suoi buoni motivi per farlo, è il Signore stesso che dà il segno straordinario e definitivo per la storia di Israele e per la sua benedizione e protezione: una giovane donna partorirà il Figlio stesso di Dio. Il Messianismo qui ha un suo punto nodale: il Dio con noi sarà la manifestazione visibile di Dio e del suo amore compassionevole e benigno. Anche se dal punto di vista storico il figlio, Ezechia, nascerà dalla moglie di Acaz, ciò sarà il segno inconfutabile del Regno messianico definitivo. La profezia è di gran lunga superiore all’evento storico. Saranno proprio gli evangelisti Matteo e Luca che citando il passo di Isaia, riconosceranno la nascita del Salvatore Gesù Cristo. Inoltre il termine ebraico “Almah” che significa contemporaneamente giovane donna e donna appena sposata, ha un chiaro riferimento sia alla verginità di Maria che alla nascita di Gesù da lei. La bellezza di questi testi rimane sempre sorprendente a conferma che la storia della Redenzione parte da Israele e si compie in Cristo che darà origine al nuovo Israele. Di questo nuovo popolo e di questo Regno siamo parte integrante noi cristiani di oggi. P. Angelo Sardone