Preziosi sono i sentimenti del cuore, ma anche fragili. Esigono vigilanza e cautela. Sin dal mattino si presentano con tutta la loro potenzialità: determinano scelte, dirigono intenzioni, si esprimono in comportamenti. Convivono nel corpo e nell’anima prima ancora della nascita dal grembo materno, si affievoliscono e si accrescono nel turbine o nel sereno della vita, talora si spengono, continuano oltre la morte. E’ importante conoscerli, lasciarsi guidare e non dominare, indirizzarli e potenziarli, metterli a servizio, farli tacere quando disorientano. L’esperienza umana comportamentale e relazionale li smussa, li potenzia, li sublima. Negli ampi spazi del cuore i sentimenti aprono e si aprono alla dimensione spirituale, la ricercano, soprattutto quando tutto ciò che è carnale li ammutolisce, li limita e li condiziona. Quanti ne rimangono nascosti nel profondo del cuore! Situazioni, persone, avvenimenti fungono da catalizzatori perché questi elementi così preziosi possano venir fuori ed esprimersi. Penso oggi in particolare ai sentimenti di due discepoli frastornati dalla delusione degli avvenimenti da poco vissuti nella passione e morte di Gesù, condizionati dall’apparente fallimento della sua predicazione e delle prospettive sociali e politiche. Sono delusi, eppure non si fermano, sono in cammino verso un villaggio. La tristezza che si esprime sul volto è la sintesi completa della loro situazione emotiva e spirituale. Parlano tra loro ma non addivengono a conclusioni se non l’amarezza e l’imponderabilità del prossimo futuro. Chi si era dichiarato Messia è morto e non se ne sa più niente, se non una diceria femminile, che parla di una tomba vuota. Uno sconosciuto viandante si fa loro compagno. Sembra ignaro di fatti luttuosi di Gerusalemme. Però, dinanzi alla spossatezza ingombrante dei due, “stolti e tardi di cuore nel credere”, fornisce ampie e documentate spiegazioni che, a partire da Mosè e passando dai Profeti e dai Salmi, illustrano la verità inconfutabile delle cose accadute. Nel cuore dei due cominciano ad ardere sentimenti nuovi, meno turbati e più accomodanti, meno rigidi e delusi e più affabili. Accarezzano l’idea che tutto ciò che è avvenuto non è rinchiuso in una tomba vuota, ma è esploso nella pienezza di un mistero che si è fatto storia. I sentimenti cambiano: sono ora potenziati, sorretti, alimentati da una conoscenza più profonda della Parola di Dio e da un affidamento amichevole e fiducioso al compagno di cammino. Tutto cambia quando a tavola, lo sconosciuto spezza il pane, lo benedice e lo distribuisce, ripetendo gli stessi gesti compiuti qualche giorno prima nel Cenacolo. E’ una rivelazione: gli occhi si aprono e comprendono nella profondità e nella verità. Lo riconoscono Messia. Il suo apparente fallimento è in fondo la sua più grande vittoria. Il vero fallimento è il loro, quello della loro fede non ancora matura e soggetta all’ignoranza delle Scritture, che come poi dirà S. Girolamo, è la stessa ignoranza di Cristo. Penso ai tanti nostri fallimenti, condizionati dalle situazioni pregresse ed attuali della nostra vita, che mentre richiedono un adeguato tasso di fede, sono occasioni e tempi propizi che l’alimentano e la sostengono. La mancanza della frazione del pane eucaristico celebrato comunitariamente nelle nostre chiese, viene sopperita dalla frazione del pane domestico della carità e della reciproca accoglienza, con sentimenti nuovi però, di pace e gioia, frutti concreti della Pasqua rinnovata. P. Angelo Sardone