Sintesi liturgica.
XIII domenica del Tempo Ordinario.
Il nostro Dio è Dio del bene e non del male, della vita e non della morte. Essa è retaggio del peccato, ed è presente nel mondo per l’invidia del demonio. La creatura umana porta salvezza ed è creata per l’incorruttibilità. La risurrezione della figlia di Giairo, capo della sinagoga, e la guarigione dell’emorroissa che lo segue nel cammino, testimoniano il potere assoluto di Cristo sul male e sulla morte. È sufficiente toccare con fede il lembo del suo mantello che si sprigiona da Gesù la forza risanatrice della malattia. Allontanàti coloro che lo deridevano, il Maestro, solo in casa con i genitori affranti e i tre Apostoli fidati, richiama in vita la bambina morta appena dodicenne. L’insegnamento religioso rende ricchi nella fede, nella parola, nella conoscenza, in ogni zelo e nella carità. Si diventa tali sull’esempio di Cristo che si è fatto povero. Si determina inoltre il principio dell’uguaglianza laddove l’abbondanza supplisce all’indigenza: «Colui che raccolse molto non abbondò e colui che raccolse poco non ebbe di meno». P. Angelo Sardone