Sintesi liturgica. XXVIª Domenica del Tempo Ordinario.
Gli spensierati di Gerusalemme, coloro che si considerano sicuri a Samaria, quelli che godono dei benefici del gregge mangiando e bevendo, i cantori e suonatori di strumenti musicali, noncuranti delle rovine, andranno in esilio. La parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro denunzia una sperequazione non solo di censo ma anche di valutazione e considerazione della vita. La pratica godereccia dei buontemponi si scontra con la povertà estrema degli straccioni. Ma alla morte tutto cambia, si capovolgono le situazioni e le condizioni: chi era nell’agio è nei tormenti ed ha bisogno del sostegno anche di una sola goccia d’acqua, che non manca però al povero che è nel seno di Abramo, divisi da un grande abisso. L’uomo di Dio deve tendere alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza e combattere la buona battaglia della fede per raggiungere la vita eterna. Questo monito è per tutti, chierici e laici comuni. P. Angelo Sardone