Sintesi liturgica.
XXXIIIª domenica del Tempo ordinario.
La sapienza declama il poema della donna forte, dal valore superiore alle perle, lavoratrice assidua, generosa verso il povero, attenta al marito cui dona felicità e non dispiacere. A lei va la riconoscenza e la lode per le sue opere. Dio, padrone della vita e dei doni, consegna ai suoi servi i talenti in ragione delle capacità di ciascuno: a uno cinque, a un altro due, a uno, uno solo. Alla regolazione dei conti mentre i primi due hanno lasciato fruttificare del doppio i talenti e si sono meritati il giusto encomio ed il premio, chi ne ha ricevuto uno, pauroso, pigro e svogliato glielo riconsegna come l’ha ricevuto, attirandosi un giudizio sdegnato, la perdita di quel poco ricevuto, consegnato ora a chi già ne aveva e la condanna alle tenebre. Il giorno del Signore giunge di notte, d’improvviso, come un ladro, aldilà di ogni sicurezza e pace. I figli della luce e del giorno non si lasciano sorprendere dal suo arrivo perchè non sono delle tenebre e si mantengono vigilanti e sobri. P. Angelo Sardone